lunedì 19 settembre 2011

Oggi è l'inverno.

Oggi è l'inverno.
L'inverno è già qui.
Sul mio davanzale.
Su pantaloni lunghi che non sono ancora in grado di indossare.
Su sentimenti che non hanno una superficie,
ma solo grandi radici capaci di affondare.
In questa pioggia che sembra di acqua sporca
e invece sono solo i miei occhiali.
E queste mani che non sanno più afferrare
niente che non sia un pensiero ridicolo
come un ombrello in un giorno pieno di vento.

Lascia che

lascia che passi come una febbre violenta
lascia che il corpo maturi nella sua malattia
lascia che trovi la sua cura
ogni cosa passerà e troverà il suo posto

sono mesi ormai in cui perdendoti hai capito chi eri
un miscuglio di paure e debolezze

s’è rotto l’argine, hai scoperto la crepa
e ora resti a guardare il fiume sgorgare fuori
e ti sorprendi di quello che sei capace di produrre

ti chiedi dove sia la salvezza
e continui a guardare fuori
nella speranza di vedere un appiglio

ma ti fai scoglio e argine di te stessa
diventi la tua riva
tu sola puoi accogliere ciò che vivi
tu sola puoi vederlo

gli altri non sono che uno specchio
di ciò che sei diventata

è solo dentro che riesci a stare
dentro a quel dolore caldo come l’estate

pensi a tutti i no
pensi a tutti i si
pensi a tutti gli avrei voluto
pensi a quanto sarebbe bastato

e ora che potresti tirare una linea e ripartire
non trovi nulla che valga la pena di azzerare

la verità è che non c’è un modo
che non sia attraversare ogni cosa

sabato 6 agosto 2011

Ora che...

Ora che tutto è precipitato
caduto sprofondato.
Ora che tutto esiste
tranne niente.
Ora che non vedo
altro che passato dorato,
io che pensavo fosse di piombo.
E questa felicità artificiale
che rende il male, male
e il bene innaturale.
Questo scenario che mi
porto dentro,
come un acquario in cui affogare.
Questi pensieri pensati
pieni di polvere e di poca pace.
Nella verità una certezza
e nella bellezza la salvezza.

venerdì 6 maggio 2011

Perchè fa paura la normalità?

Il tempo trascorre così lentamente che oggi ho paura di finire in una specie di buco spazio temporale, di essere inghiottita dal pavimento insieme a tutta la sedia e la scrivania e all'infinità di cose inutili che ci sono in questa stanza. Vorrei potesse bastare il fatto di sopravvivere, ma è evidente che non basta più.Sopravvivere non basta più. Questo blocco di fogli è diventato così importante per me, una specie di via d'uscita non so nemmeno io a che cosa.Ogni volta le parole. Assurdamente riempiono il mio tempo di innumerevoli stupendi scenari e vie di fuga. Di possibilità così interessanti da farmi scordare che sono solo parole. Inchiostro su carta, per di più da riciclo e che non saranno ciò che io farò nè tantomento ciò che potrei fare. Ciò che vorrei, o mi piacerebbe riuscire a fare, è essere capace di trovare sempre bellezza, smettere di sentirmi così infelice che di motivi non ce ne sono in realtà. Potrei provare ad indossare dei maglioni blu, a farmi crescere i capelli sulla testa in maniera spropositata, potrei provare a rilassarmi, a provare quella sensazione strana che ti fa sentire a tuo agio, quasi bene. E che ti fa stupire. Quello stare bene che stupisce, che non ci si capacita di poter provare. Come se non fosse possibile stare bene. Credo di essere una persona banale. Mi piacerebbe essere speciale davvero, ma la normalità è quanto di meglio io riesca ad aspirare.

giovedì 28 aprile 2011

Leggerezza.

Entrare in un cinema d'estate.
Bere una birra sul terrazzo.
Aspettare che spiova.
Camminare a piedi scalzi.
Mangiare con le mani.
Rileggere un bel libro.
Chiedere come stai?
Fare della spesa inutile.
Dormire nudi.
Prendere un caffè seduti.
Profumare di bucato.
Comprare dei vinili.
Arrotolarsi nelle lenzuola.
Non aspettare più.

lunedì 28 marzo 2011

Qui al Sud...

Qui al Sud ci sono stagioni invisibili. Che non puoi toccare ma che riesci a sentire, come fossero moti dell'animo. Qui al Sud c'è spesso un silenzio da cui puoi uscire sconfitto. Tutte le parole che hai dentro finiscono per rimanere sospese in un fango di intenzioni, che il troppo caldo smorza come zanzare uccise da un palmo di mano. Qui al Sud non c'è mai una via di mezzo. O tutto è troppo calmo o tutto è troppo in movimento. O è una sagra di paese o è un pomeriggio di controra. In pochi istanti puoi passare dalla birra ghiacciata che anemizza le dita, all'arsura della terra crepata dal sole. E non c'è pace nei due confini. Sempre una smodata corsa verso una felicità che spunta ora da un balcone nascosto ora da un califfone arruginito. E quando la sera cala piano, cresce l'odore del vento e il mare ti viene a salutare in qualunque angolo ti trovi.

sabato 26 febbraio 2011

Come

Quanto orizzonte passa
dentro al mio ombelico.
Come una vita
può stare insieme
tutta in una mano.
Come un saluto
può stare
dentro tutto un bacio.