sabato 27 marzo 2010

Qualunque cosa la libertà

Qualunque cosa la libertà
qualunque cosa un sogno
una casa sul mare
un treno che sempre t’aspetta per partire
null’altro da dire
e questo silenzio non basterà
nemmeno il buio
nemmeno l’eternità
nemmeno la pancia
su cui dormire
nemmeno uno spazio bianco
da riempire
mi basterebbe che
potessi solo vederli tornare
una bicicletta non serve per partire
ma solo ad allontanare il desiderio che hai di rimanere
fermo
illuso
distante
perduto
tu.

sabato 13 marzo 2010

Power ranger

A volte mi sento un power ranger nel corpo di una donna. Mi sento piena di super poteri fosforescenti che non servono a nulla. Non riesco nemmeno a togliere le macchie dal bucato. Ascolto musica e mi sono accorta che anche i vinili possono essere random. Basta non accorgersi di ciò che si sta sentendo. Si possono vivere bellissimi istanti di stupore. Basta restare inconsapevoli.
Ho più di una possibilità. Pensare alla mia vita come a un immenso caos in cui ha senso perdersi, oppure pensare alla mia vita come a un immenso caos in cui perdersi era soltanto inevitabile. Per amare non bastano i sentimenti, ci vuole volontà. Tutte queste spalle, la quercia che è in me. Io voglio sentirmi libera di dimenticarti. E arriverà un giorno in cui ti guarderai anche tu e ti chiederai cosa siamo stati davvero. Se solo una parentesi tra le normali direzioni, oppure un'alternativa troppo fragile per le nostre radicate sovrastrutture. Io so che mi avresti amato. Ed è questo a farmi male. Io so che mi avresti amato se...mi avessi amato. Ma tu mi vuoi un gran bene e mi vuoi tenere con te. Ma io ti amo sul serio e non fa più paura questa differenza e nemmeno queste parole. Posso solo viverla e smettere di farne una colpa. Non possiamo scegliere chi amare, è tutto un miracolo frettoloso e sul quale non abbiamo potere. Ma non possiamo certo amare trattenendo le nostre reali intenzioni. Tradendo chi abbiamo di fronte. Trattenere un bacio, un sorriso, una carezza. E tutto questo sperare di cambiare, di trasformare ciò che invece ci ha cambiati è una bestemmia. Io mi vivrò. La casa, ogni cosa, il tuo viso, io non posso, io non ci riesco, tutto mi travolge. Vorrei trovare un modo per viverti ma forse l'occasione ci è scivolata tra le mani, incastrati in ruoli che nemmeno sapevamo di interpretare. Mi piacerebbe ancora provare la sensazione di saperti accanto nello stesso letto, sentirti sotto la doccia, la scia del tuo profumo, accompagnarti a lavoro, ridere per niente. Mi piacerebbe ancora sentire il tuo corpo, la tua possibilità. Avrei voluto raccontarti mille storie inventate ma tutte ugualmente vere. Mi sarebbe piaciuto donarti ancora la mia nuova verità, le nostre distanze, le attese, la musica, la scoperta. Perchè è la perdita la misura dell'amore? Tutto rimbomba, il mio cuore è tramortito in una bara. Io che amo e che amo esplodere. Dove sono finita? Mi piacerebbe tornare da te, abbracciarti e dirti "usciamo a bere". Vorrei però togliermi dalla testa un orizzonte, vorrei saperti amare come tu mi chiedi.

domenica 7 marzo 2010

ho il sapore ancora
ho il gusto ancora
ho il cuore ancora
fuori è quasi l’alba
ed io ho questa pelle
che è rimasta assorta
senza una parola
a fissare un punto inesistente
della carrozzeria
per altre cento ore
chissà quale altra bugia
ti racconterai
pur di non ammettere che
è stato bello
al punto da non
esserti accorto
che pensando a me
sorridi
sempre
anche
ora

venerdì 5 marzo 2010

Le parole sono evase.

Inevitabili, incontenibili quasi. Le parole escono da sole, quasi a voler disseppellire la bara in cui le avevo relegate. Stare buone, ferme, chete. Questo gli avevo chiesto e invece loro no. Hanno fatto di testa loro, come sempre. Hanno preso, risalito la faringe, superato la glottide, accarezzato la lingua e VIA. Sono evase. Le parole sono evase, insieme ai sentimenti, alle emozioni, ai segreti, ai sicuramente domani qualcosa cambierà. Eppure ci speravo nella loro fedeltà. Ecco, ora mi toccherà ammazzare un altro discorso... quante altre bugie per far morire la verità.

mercoledì 3 marzo 2010

The sailor

Ho parlato col marinaio. Col cuore spappolato dall'urgenza di difendersi, di non farsi poi così male. Sono una donna ossimoro. Non pratico più l'arte della deriva. Ho deciso di salvaguardare quella minuscola parte che resta di me. Proteggerla forse dall'uomo che meno le avrebbe fatto male. Quell'uomo che mi ha accolta nel suo tempio, la cabina della nave. Quell'uomo, il marinaio, che non ha chiesto nè preteso niente, ma solo insegnato ad armi pari. Quell'uomo che nella mia testa, vedo confondersi col resto della birra, vedo farsi piccolo nel bicchiere, che vedo cercare velocemente con gli occhi l'uscita. Quell'uomo che ha forse desiderato cogliermi come un pensiero felice da infilare nella valigia da poi condividere con il mare. Lui paga il pegno dei sentimenti rovinati da altri. Lui paga per la somma delle mancanze di altri. Lui che potrebbe essere la differenza, e che io riesco ad eludere come tutte le occasioni migliori. Ma scegliere di avvinghiarsi a una cima sapendo che prima o poi mollerà l'attracco è roba da coraggiosi. Perchè bisognerà trovare poi la forza di restare a terra o l'incoscienza di fare un salto e partire.

martedì 2 marzo 2010

In moviola

Distante. Persa totalmente, incollata al pavimento, come se una mano mi trattenesse e mi impedisse di muovermi. A volte è così che mi sento, vedo sfaldarsi le cose e non riesco a fare nulla per fermarle. Rimango ferma. La cosa che ogni volta mi svuota e mi lascia senza difese è che: sembriamo così simili da non vedere le differenze che invece ci legano. La cosa che mi lascia senza parole è che: tu mi sei così vicino da comprendere il significato di ogni mio dettaglio e ora ti sfugge il senso più vero di me. La cosa che mi impedisce di pretendere qualcosa per me ogni volta è: la paura di non meritarlo. La cosa che ogni volta mi fa avere paura di perdere qualcosa è: la sensazione di possedere molto.

La nostra “stoir”

La nostra storia è bella, soprattutto perché non ti vedrò invecchiare. Non vedrò la tua pelle diventare molle, la tua faccia coprirsi di rughe. Non ti vedrò combattere con l’artrosi, non vedrò le tue giunture piegarsi, diventare nano, indossare il giornale sotto la canottiera per non prendere freddo. Non ti griderò che hai dimenticato di prendere la pillola per la pressione. La nostra storia è bella perché io non ci sarò quando sarai sopraffatto dalla sinusite. Non ti vedrò piangere senza versare una lacrima, certi pianti sono anche molto timidi. Io non ci sarò a convivere con il tuo pessimo senso dell’ironia, non ci sarò a spiegarti sempre ogni cosa e a darti comunque sempre ragione. La nostra storia è bella perché io non ti guarderò diventare assente, mimetizzato col tubo catodico. Io non ci sarò a vederti scegliere sempre lo stesso panino, girarti di spalle, rubarmi il cuscino. Non ci sarò (menomale) mentre mostri sempre le stesse foto di quando eri bambino, gli stessi trofei dei giochi della gioventù, raccontare gli stessi episodi del militare. La nostra storia è bella perché io faccio come mi pare. Esco, rientro, cambio continuamente canale, tengo la luce accesa del mio comodino e anzi mi addormento pure con gli occhiali. La nostra storia è bella perché scelgo cosa indossare, se tenere il riscaldamento acceso, se occupare il divano in orizzontale o verticale. Se mangiare carboidrati o proteine, se andare al cinema, se passeggiare. Se prendermi un animale normale invece della salamandra egiziana. La nostra storia è bella perché tu ora non puoi parlare, accusarmi, rendermi sempre così maledettamente banale. La nostra storia è bella perché non devo più sentirti inventare le canzoni in inglese, raccogliere il tuo accappatoio bagnato sul letto, non devo sentirti sognare e incubare accanto a me. La nostra storia è bella perché non puoi più infilarti nei miei discorsi e farmi perdere il filo, e poi dirmi che non era importante. Non puoi più farmi cercare da un addebito telefonico, fingere di aver speso i soldi per qualcosa di assolutamente inevitabile come la cornice digitale. La nostra storia è bella perché tu hai preso tutta la tua roba e mi hai lasciato un sacco di spazio libero per i miei vestiti. La nostra storia è bella perché non ti vedrò più andare in giro con i calzini e nient’altro addosso, non ti vedrò più mangiare direttamente nel frigorifero.
La nostra storia ha solo una cosa che non mi piace: che è finita.

lunedì 1 marzo 2010

In altro mare

Barlumi grigi
Si inseguono nel mare
Come occhi stanchi di desiderare sempre
Perciò assopite
Rimangono chiuse le palpebre
In altro mare

Nessuna prudenza

Nessuna prudenza. È un viaggio profondo dentro di sé. Percorrendo ogni latitudine. Ogni intimo emisfero, ogni angolo della propria caverna. Questo l’amore. Diventare estranei a se stessi. Chi sono io, chi sono stata? E più che la paura, a spaventare è proprio l’assenza di questa. Una radice che si spezza e torna a fiorire da un’altra parte. Non è una questione di coraggio o di abitudine alla cura, è solo e solamente qualcosa che reclama senza pretendere niente.